11 giugno 2017
Casale Monferrato (AL)
Sinagoga
Vicolo Salomone Olper
21,00
18 giugno 2017
Carignano (TO)
Cappella della Visitazione del Valinotto
17,00
Il QUARTETTO ANCINA nasce con l'intento di promuovere e divulgare il meraviglioso repertorio scritto per quartetto con pianoforte. I più grandi compositori hanno dedicato all'organico formato da pianoforte, violino, viola e violoncello, autentici capolavori della musica da camera: Brahms, Schumann, Dvorak, Mendelssohn, per arrivare a Copland.
Il compositore, violinista e cembalista Felice Giardini (Torino, 1716 - Mosca, 1796) dedica all'ensemble formato da cembalo e trio d'archi sei opere. È notevole l'influenza di Johann Christian Bach e della scuola di Manheim nella sua scrittura; ciò è dovuto alle lunghe tournées che negli anni '50 del secolo effettuò in tutta Europa come violinista virtuoso.
Il quartetto presentato è il primo dell'opera 21, pubblicata nel 1778.
Con il Quartetto in Si minore op. 3 n. 3, un Mendelssohn appena quindicenne dimostra di aver completamente assimilato la lezione dei classici, sorprendendo per la maturità del linguaggio (si tratta della sua prima opera data alle stampe) e per il virtuosismo della scrittura. Organizzando un'esecuzione di questo quartetto di fronte a Luigi Cherubini, allora direttore del Conservatorio di Parigi, il papà di Mendelssohn, Abraham, decide di far conoscere il talentuoso figlio all'establishment musicale del tempo. Nonostante l'esecuzione - secondo le cronache- confusionaria, data la grande velocità, fu un trionfo (suggellato dall'abbraccio di Pierre Baillot, direttore dell' Opera parigina, al giovane pianista e compositore), e l'inizio ufficiale della brillantissima carriera di Felix Mendelssohn.
Il Quartetto op. 47 di R. Schumann, composto nel 1842 nell'arco di 5 giorni (poco più lunga la gestazione del Quintetto op. 44 e dei Quartetti op. 41) è caratterizzato da netti contrasti espressivi, racchiusi in una forma sonata che non basta, nella sua espressione canonica, a contenerli. L'inserimento, nel primo movimento, di momenti in cui il tempo pare sospendersi, seguiti da vertiginosi accelerandi; l'impalpabilità dello scherzo; la forma fugata del finale che pare un omaggio alla scrittura contrappuntistica beethoveniana; il delicato intermezzo lirico del terzo movimento, segnano profondamente l'esperienza di ascolto del quartetto.